martedì 15 maggio 2018

DIFENDERE LA NOSTRA SOVRANITA'


Un’Europa delle Patrie, ma Patria anch’essa. Charles De Gaulle.

Siamo patrioti ed europei, perché da italiani crediamo nell’Europa dei popoli. Comunità di nazioni, con lingue e tradizioni diverse, che, tuttavia, si sono sempre riconosciute affini. Antiche città, campanili e borghi che disegnano un paesaggio multiforme eppure, nei suoi tratti essenziali, unico. Le sfide che ci aspettano a livello mondiale rendono indispensabile un legame sempre più forte tra i nostri popoli.
Solo l’Europa, nel suo complesso, può competere ad armi pari sullo scenario planetario con potenze come Stati Uniti, Russia, Cina, India e i grandi blocchi emergenti. Non è però l’attuale Unione Europea, segnata ormai da una deriva burocratica, tecnocratica e lobbistica che appare irreversibile, la corretta risposta alle necessità delle Nazioni europee. Noi non ci schieriamo tra i sostenitori di un ingenuo federalismo europeo fatto di ulteriori cessioni di sovranità e nemmeno tra i fautori dell’Europa a due o più velocità.
Reputiamo che si debbano rivedere tutti i trattati europei e ripartire da un nuovo patto, da una Confederazione di Stati liberi e sovrani che cooperino sulle grandi materie strategiche, dalla sicurezza all’immigrazione, dal mercato comune alla politica estera e di difesa, ma senza la tirannia acefala di un’anonima sovrastruttura burocratica incapace di rappresentare le esigenze degli Stati membri e le istanze dei loro cittadini.
In questa ottica, guardiamo con attenzione al “gruppo di Vysegrad” del quale fanno già parte Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia, e al quale si potrebbe unire presto l’Austria, quale simbolo dell’opposizione alla degenerazione burocratica dell’Unione Europea e della difesa dell’Europa reale e storica.
Ripensare il rapporto con l’Europa per riprenderci innanzitutto la nostra sovranità nazionale e ribadire che la sovranità appartiene al popolo. Da qui la nostra volontà di revisione costituzionale per consentire agli italiani di esprimersi per via referendaria
sui trattati internazionali e per introdurre nella Costituzione una “riserva disovranità”, sul modello dell’ordinamento tedesco, che impedisca l’adesione a trattati e accordi internazionali o l’introduzione di direttive e/o regolamenti che ledano il nostro interesse nazionale o mettano in discussione la sovranità popolare.
Tornare, inoltre, a difendere i nostri asset strategici e la nostra capacità produttiva diventati terra di saccheggio per il capitalismo straniero, spesso sostenuto da Governi esteri per espandere la propria influenza sul nostro territorio.

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